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Trascrizione dei testi dialettali: Talvolta potranno esserci errori o imprecisioni di trascrizione del dialetto; infatti il nostro dialetto a tutt'oggi non ha raggiunto uniformità di rappresentazione. Le fotografie (spesso non datate) provengono dalle raccolte di varie persone; in talune le date possono essere approssimative. Ci scusiamo con i lettori. Si prega di lasciare le eventuali segnalazioni nei commenti o di inviarle al nostro indirizzo mail: blogdellamemoria@gmail.com
Trascrizione dei testi dialettali: Talvolta potranno esserci errori o imprecisioni di trascrizione del dialetto; infatti il nostro dialetto a tutt'oggi non ha raggiunto uniformità di rappresentazione. Le fotografie (spesso non datate) provengono dalle raccolte di varie persone; in talune le date possono essere approssimative. Ci scusiamo con i lettori. Si prega di lasciare le eventuali segnalazioni nei commenti o di inviarle al nostro indirizzo mail: blogdellamemoria@gmail.com
martedì 29 novembre 2011
NESENTE VILLA MURARI DELLA CORTE BRA - LA CHIESA PADRONALE
lunedì 28 novembre 2011
CARABINIERI DI QUINTO
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| La sede era su Via Valpantena al n ... . Fotografia Archivio Slemer Anni Cinquanta Si cercano maggiori notizie |
martedì 22 novembre 2011
POIANO A FINE OTTOCENTO O ALL'INIZIO DEL 1900
| Villa Polfranceschi a Poiano nel pieno splendore dell'epoca. Foto Onestinghel Cartolina dall'Accdemia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona |
ADRIANO GRANDI E LA VALPANTENA
domenica 20 novembre 2011
CHIESA DEI SS. APOSTOLI PIETRO E PAOLO A POIANO
MARZANA ROMANA
NESENTE VILLA MURARI DELLA CORTE BRA - IL VIALE
sabato 19 novembre 2011
POIANO A FINE OTTOCENTO O ALL'INIZIO DEL 1900
LA STALLAVENA-BOSCO
SORTŬ
venerdì 18 novembre 2011
EL CRISTO CHE PIAN∫E
Adesso che te ghé
‘na sfraselà de robe
par far ‘na lagrimeta
el buso ‘ndo te eri
l’è udo.
L’è ‘n buso stofegà
fra fumi de graspìa
e case a puinàro
ch'el merita
De lagrime te ne vansa
da ‘npenir un çentenaro.
‘na sfraselà de robe
par far ‘na lagrimeta
el buso ‘ndo te eri
l’è udo.
L’è ‘n buso stofegà
fra fumi de graspìa
e case a puinàro
con qualche fior passà
e ‘n lumin che fa ciaro.Cossa te digo Cristo
pian∫i de gustoch'el merita
De lagrime te ne vansa
da ‘npenir un çentenaro.
giovedì 17 novembre 2011
VILLA GIUSTI BISOFFI a Vendri
mercoledì 16 novembre 2011
CORTE FRAIZZOLI A NOVAGLIE
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| Manifesto CiViVi Architetture della Valpantena Foto G. Consolati 1990 circa La corte è stata oggetto di restauro e la foto è ormai un documento storico di come era l'antica casa-torre. |
VILLA CATTERINETTI FRANCO E FALASCO loc. Cologne di Grezzana
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| I rustici sulla parte posteriore della villa |
martedì 15 novembre 2011
VILLA GIUSTI BIANCHINI in località Casai di Santa Maria in Stelle
SCOSSAL?
Cos'è el scossal?
Il solito Rigobello traduce con grembiule, coperta e anche (da Romagnano) parafango della carrozzeria.
Il solito Rigobello traduce con grembiule, coperta e anche (da Romagnano) parafango della carrozzeria.
In altri dialetti del nord Italia: Scorso=paltò, scosso=mantello
Forse dal Longobardo skauz o nelle forme tedesche skoza e schoss per indicare la pancia, il grembo.
Mia nonna, nata nei primi anni del '900, usava chiamare scossal il grembiule da lavoro, quello che serviva per lavare i piatti o i panni. detto anche grembialoto.
Quello più civettuolo, coi ricami, lo chiamava petorina o anche davantin, oppure grembial.
Le donne di Quinto della foto che sono fotografate a Monte Berico per sciogliere un voto (1907-8 circa), hanno dei grembiuli civettuoli che mia nonna chiamerebbe davantini o grembiali.
La petorina presuppone l'estensione del grembiule fino al seno, con incrocio sulla schiena di bretelle e lacci, detta anche traversa.
Forse dal Longobardo skauz o nelle forme tedesche skoza e schoss per indicare la pancia, il grembo.
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| Foto Fam. Allegri di Quitno 1907 circa Alla Madonna di Monte Berico. |
Mia nonna, nata nei primi anni del '900, usava chiamare scossal il grembiule da lavoro, quello che serviva per lavare i piatti o i panni. detto anche grembialoto.
Quello più civettuolo, coi ricami, lo chiamava petorina o anche davantin, oppure grembial.
Le donne di Quinto della foto che sono fotografate a Monte Berico per sciogliere un voto (1907-8 circa), hanno dei grembiuli civettuoli che mia nonna chiamerebbe davantini o grembiali.
La petorina presuppone l'estensione del grembiule fino al seno, con incrocio sulla schiena di bretelle e lacci, detta anche traversa.
lunedì 14 novembre 2011
SISON ?
Sison viene tradotto dal Rigobello con germano reale oppure come maschio dell'anatra.
Su questa linea anche Wiki e alcuni siti di Internet che trattano del dialetto veronese e veneto.
Giorgio Rigobello, Lessico dei dialetti del territorio veronese, Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona, Verona 1998.
Chi può dare una definizione più precisa che ci aiuti a capire perchè in alcune zone i maschi non maritati vengono chiamati sisoni?
El Diretore de La Rena Domila, Toffaletti in risposta al mio quesito mi ha gentilmente mandato questo documento.
Ringrazio il Direttore e invito i cultori di storie veronesi a collegarsi col sito de La Rena Domila http://www.larenadomila.it/.
Giuro, 'na goduria.
domenica 13 novembre 2011
VILLA DALLE MOLLE a Poiano
![]() Villa Dalle Molle a Poiano Fotografia dal Manifesto CiViVi - Architetture della Valpantena Foto G. Consolati 1997 |
| Si tratta di una dimora signorile del Quattrocento con rimaneggiamenti del Settecento. Porta sette eleganti arcate a tutto sesto in doppio ordine di portico e loggiato. Dal loggiato superiore si accede ad una piccola cappellina privata. L'interno si sviluppa con eleganti e ampie stanze susseguenti. La proprietaria ci raccontò dell'ampliamento con l'aggiunta di un secondo corpo di edificio (ben percepibile a sx guardando la villa ) da parte di un antenato per la divisione tra due figli maschi . E' questa la ragione dei due ingressi separati alla villa . Il Dal Forno nel Secondo quaderno culturale della Valpantena, 1987 a cura del Centro C. Cipolla di Grezzana, racconta di due stemmi "... nello specchio interno dei pilastri del cancello d'ingresso [...] due scudi. In quello di sinistra sono scolpite alcune lettere e una data, ora molto rovinate: "P. EVFIO - ANNO 1750", sull'altro uno stemma araldico indecifrabile". |
lunedì 7 novembre 2011
ANCORA HALLOWEN
Dopo la conferma della tradizione di svuotare la zucca per illuminarla e scacciare gli spiriti, riordinando gli appunti di Graziano Mosconi sulla storia di Quinto ho ritrovato un cenno anche alla tradizione che vuole i ragazzini a chiedere soldi in occasione della ricorrenza dei defunti.
Dice Graziano: .".. Un tempo vi era l'usanza che i ragazzi, i giorni precedenti la festa dei morti, andassero in gruppo per le contrade a cantare: I vivi e i morti, i gobi i storti, i bruti i bei, fora schei! "
Dice Graziano: .".. Un tempo vi era l'usanza che i ragazzi, i giorni precedenti la festa dei morti, andassero in gruppo per le contrade a cantare: I vivi e i morti, i gobi i storti, i bruti i bei, fora schei! "
VILLA SIGNORINI già Preame e Di Giacomo
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| Chiesetta della Santissima Purità di Maria Vergine |
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| Villa Signorini a Quinto - Il loggiato. Manifesto CiViVi Architetture della Valpantena Foto G. Pollini 1996 Nel 1787 apparteneva a Giangiacomo Preame Canonico della Cattedrale. La villa è stata restaurata nell'Ottocento. E' interessante il porticato che apre alla campagna. Porta colonne quattrocentesche. Accanto alla villa è conservata una cappellina dedicata alla Purità di Maria Santissima. Gli abitanti ricordano che una volta all'anno, la terza domenica di ottobre, veniva distribuito un pane bianco per ogni abitante si presentasse alla grata vicino alla chiesetta dopo la messa celebrativa. |
giovedì 3 novembre 2011
EL SCARPOLIN E LA SARTORA A QUINTO
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| Ciabattini al lavoro. Foto Archivio CiViVi A destra la sarta con la macchina da cucire. Possedere una macchina da cucire rappresentava una ricchezza per qualsiasi donna. Il corredo e i vestiti erano fatti a mano, spesso rivoltati o trasformati. Poter cucire a macchina rappresentava un notevole risparmio di tempo e di fatica. Quando dopo la seconda guerra mondiale le macchine da cucire furono in grado di eseguire anche punti di ricamo si perse un pò alla volta l'abilità femminile di eseguire ricami complessi che in passato avevano abbellito letti, biancheria, tovagliati e tende. |
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| El scarpolin. Ciabattini al lavoro. Particolare. Nei periodi estivi i ciabattini trasferivano il loro piccolo banco all'aperto. Il lavoro minorile era una regola, non una eccezione. Aiutateci a datare la foto. |
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| La sartòra (particolare). La prima macchina da cucire fu prodotta in Italia da Salmoiraghi. L'ivenzione della macchina da cucire o cucitrice è piuttosto controversa e risale alla seconda metà del Settecento alla quale fa seguito il deposito di numerosi brevetti. La prima Singer su scala industriale fu prodotta negli USA nel 1851 da Isaac Merrit Singer. Nel 1853 a New York una macchina da cucire costava 100 dollari. Dopo l'Esposizione di Parigi dove la Singer vince il primo premio l'azienda si espande in Europa e precisamente in Scozia a Glasgow. Ingrandendo l'immagine non è comunque possibile capire se è ancora una macchina da cucire azionata da manovella. |
OSTERIA DEL MOMI A MARZANA
| Marzana - Osteria Mantovani col Momi cantinier. Anni Cinquanta. Foto Arturo Slemer - Archivio CiViVi |
Talvolta, nella tarda mattina, accompagnavo il papà al bar vicino a casa, bar gestito dal Momi cantinier.
Momi era detto cantinier perchè in precedenza aveva lavorato nella cantina del brolo degli Arvedi.
Di solito il premio per una giornata da brava bambina era una spuma dalla tinta vivace, dal sapore frizzante che raschiava la gola ed era di colore arancio forte, che sembrava finto. C'era anche quella rossa, al bitter che ai bambini non piaceva.
Sul banco c'era un vaso con le uova sode sbucciate, immerse in un liquido sconosciuto; col tempo prendevano un colore violetto. E c'era il grande vaso panciuto con le cipolline sotto aceto.
Sugli scaffali ricordo la China Martini, il Mandarinetto Isolabella e il Cynar ma Momi vendeva soprattutto vino, vino bianco e vino rosso. C'era anche una macchina per il caffè ma la richiesta più frequente e spiccia era: "Momi, dame un goto de bianco" (o de rosso, a seconda dei gusti e dell'ora).
In casi eccezionali, come la promozione, Natale o S. Lucia, la consueta spuma che papà mi offriva era accompagnata da un boero incartato con una scoppiettante carta stagnola rossa.
In casi eccezionali, come la promozione, Natale o S. Lucia, la consueta spuma che papà mi offriva era accompagnata da un boero incartato con una scoppiettante carta stagnola rossa.
Momi teneva i boeri bene in vista sul banco, infilati in un lungo chiodo di metallo. Se all'interno trovavi stampato un numero (era l'1 in genere; ma comunque raro) avevi diritto a un secondo boero. Che festa!
Conservavo a lungo e con cura la stagnola del boero nel quaderno di scuola, come un tesoro prezioso e raro e affrontavo il boero succhiandolo con gusto, attenta a non perdere neanche una goccia del liquore zuccherino che copriva la ciliegia.
Avevo sei anni, ero alta, esile e sognavo di fare la ballerina.
Al bar del Momi, sotto gli sguardi compiacenti dei pochi avventori e lo sguardo orgoglioso di papà, si ripeteva ogni volta lo stesso rituale:
Momi, con aria benevola chiedeva: “Dime qua bela, cossa vuto far da grande?”
Io rispondevo, con con gli occhi scintillanti: “La ballerina”.
Avevo sei anni, ero alta, esile e sognavo di fare la ballerina.
Al bar del Momi, sotto gli sguardi compiacenti dei pochi avventori e lo sguardo orgoglioso di papà, si ripeteva ogni volta lo stesso rituale:
Momi, con aria benevola chiedeva: “Dime qua bela, cossa vuto far da grande?”
Io rispondevo, con con gli occhi scintillanti: “La ballerina”.
E il Momi: “Ma va' dai … sìto almànco bona de balàr?”.
Io, che apposta mi ero messa le pantofole di feltro, mi alzavo sulle punte, allungandomi verso l’alto, librandomi verso futuri immaginari successi di palcoscenico.
Il Momi e i pochi avventori applaudivano per compiacenza e io tornavo a casa felice.
Poi i passaggi degli aerei nel cielo, con lunghe scie bianche che rigavano la valle da est a ovest, si fecero più frequenti ed io, seguendo nuovi sogni e nuove aspirazioni, cominciai a dirottare le mie attenzioni verso nuovi obiettivi.
Fare l'hostes doveva essere proprio un bel mestiere ...!
Poi i passaggi degli aerei nel cielo, con lunghe scie bianche che rigavano la valle da est a ovest, si fecero più frequenti ed io, seguendo nuovi sogni e nuove aspirazioni, cominciai a dirottare le mie attenzioni verso nuovi obiettivi.
Fare l'hostes doveva essere proprio un bel mestiere ...!
mercoledì 2 novembre 2011
STRADA CAMPESTRE PEDECOLLINARE DI VALALTA
| Con la costruzione della SP6 dei Lessini nel tratto Quinto-Grezzana fu interrotta la storica comunicazione pedecollinare. La strada da San Michele (dove già nel Medioevo si svolgeva un mercato), attraverso Nesente, Vendri e Sezano proseguiva per il Borgo di Grezzana e, forse attraverso il Vajo Paradiso, raggiungeva i Lessini. In località Valalta (o Vallalta) si trova una bella fontana che convogliava le acque del vaio. |
| Immagine autunnale della Valpantena da Cellore di Sezano verso nord. Foto M. Venturi 2007 |
HALLOWEN E LA VALPANTENA
Questa festa importata dagli Stati Uniti con il rito del “dolcetto o scherzetto” e l’intaglio della zucca detta Jack o’ Lantern (in Irlanda si intagliava la rapa) cosa ha a che fare con la Valpantena?
Per ora niente più che un piacevole ricordo personale.
Da bambina (1950-52) nella mia famiglia si usava intagliare la zucca dopo averla svuotata; la si poneva sul davanzale con dentro una candela accesa. Si andava a gara a chi la faceva più spaventosa e si diceva servisse a tenere lontani gli spiriti.
Mi chiedo quanti ancora hanno memoria di questo gioco, che si rifaceva ad antichi riti. Sembra che ci sia collegamento con riti presenti nelle tradizioni nordiche, in uso per la festa di Samhain.
Per chi vuol saperne di più consigliamo Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno di Alfredo Cattabiani, Ed. Rusconi , 1993 ma nche Wikipedia sembra ben documentata.
Per ora niente più che un piacevole ricordo personale.
Da bambina (1950-52) nella mia famiglia si usava intagliare la zucca dopo averla svuotata; la si poneva sul davanzale con dentro una candela accesa. Si andava a gara a chi la faceva più spaventosa e si diceva servisse a tenere lontani gli spiriti.
Mi chiedo quanti ancora hanno memoria di questo gioco, che si rifaceva ad antichi riti. Sembra che ci sia collegamento con riti presenti nelle tradizioni nordiche, in uso per la festa di Samhain.
Da Wikipedia: “Alcuni studiosi di folclore hanno rintracciato le sue origini nella festa romana dedicata a Pomona dea dei frutti e dei semi, o nella festa dei morti chiamata Parentalia; la festa di Halloween è più tipicamente collegata alla festa celtica di Samhain, originariamente scritto Samuin (pronunciato sow-an o sow-in). Il nome della festività, mantenuto storicamente dai Gaeli e dai Celti nell'arcipelago britannico , deriva dall'antico irlandese e significa approssimativamente "fine dell'estate".[
Liquidare oggi la festa come rito di neopaganesimo che non appartiene alle nostre tradizioni mi sembra francamente affrettato.
Se altri hanno conservato come me il ricordo della zucca illuminata sono pregati di segnalarlo, per far memoria.Per chi vuol saperne di più consigliamo Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno di Alfredo Cattabiani, Ed. Rusconi , 1993 ma nche Wikipedia sembra ben documentata.
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