A Marzana gh’era due cori: uno meno celebre ma l’altro l’era proprio belo. L’Inno a San Rocco era un Coro a quattro voci. Ha fatto le parole Don Pietro Spada e la Ada, che l’era l’Adalgisa Bellorio, l’à fato la musica, l’era una musicista cieca. L’era un po’ ispirata …
Poi si cantava Quanto sei bella piccola Marzana nel vespero celeste della sera e dopo anche ‘n’antra: Marzana dal cor gentile.
(Ci mostra il repertorio delle canzoni più vecchie che ricorda. Luciano è un musicista).
Queste no i è cante popolari.
Queste no i è cante popolari.
De quele popolari so l’aria ma no so le parole.
Queste sono le canzoni che se sonava ai tempi: Caminito, Castellina Pasi, Carezze, Capinera, Mordi pastorello, Guarda che luna, Criminal Tango. Sotto ghè le napoletane.
Gh’era el cantante e el picolo complesso che accompagnava.
La strada del bosco del canto popolare è diversa da questa.
Questa è: "Vieni c’è una strada nel bosco, il tuo nome conosco …"
Quella popolare era: "La strada nel bosco l’è lunga le larga lè streta lè fata a barcheta lè fata per fare l’amor."
Questa qua veniva proibita, attenzione. Se i trovava i buteleti a cantarle eravamo addidati.
Luisa: A me hanno detto che il doppio senso neanche era capito.
Luciano: Dipendeva da come se voleva farghe la piega. Agata, per esempio.
Marisa: Dipendeva anche dal grado di educazione. Dove gh'era più educassion non si cantavano. Dove i era più ruspanti era diverso.
Luciano: Don Pietro Spada l’era una autorità. Ma anche uno più vecchio de mi l’era n’autorità. Uno che passava per la strada no te ghe fasevi mia certi scherzi.
Marisa: Mia zia Angela, sorella di mio nonno diceva: "Ghe vol rispeto umano ..." un modo per dire che certe cose non si dovevano mai dire o fare. Comprendeva la buona educazione (la creansa) ma anche la pietà, la benevolenza, l'empatia.
Marisa: Mia zia Angela, sorella di mio nonno diceva: "Ghe vol rispeto umano ..." un modo per dire che certe cose non si dovevano mai dire o fare. Comprendeva la buona educazione (la creansa) ma anche la pietà, la benevolenza, l'empatia.
Mi ghe n’ò sentì tantissime cansoni popolari ma no me le ricordo più. Parlemo del 40-41 e mi g'avea sette otto anni.
Al bar i cantava L’uselin del bosc. Ma io non so le parole.
L’ostaria l’ho avuta fin nel 1955-54. Dopo avemo fato un po’ de fature…
"Vien vien fiorelino d’amor, vien vien vien soto l’ombra di questo fior, tu dormirai in braccio a me, per consolar questo misero cuor."
"L’è rivà l’è riva la bela biondina ..." ma qua da noi se la cantava difarente che a Illasi.
Mi g’ò 76 anni e le cansoni le sentivo cantar dai omini che i g'avea 25-26 ani e adesso i ghe nà 95-96.
I più vecchi dei Marsana i è Marziano e Beccherle. Lori magari i se le ricorda.
Fino all’età de vent’anni g’avea l’ostaria.
Sezano l’era mia. (Intende: Gli avventori provenienti da )
Lugo e i caretieri i fasea la fila … dall’una di pomeriggio, specialmente di domenica i fasea la muta de carte.
Nella mia ostaria, gh’era 5-6-7 mute de carte e sinque omini intorno al tavolo.
Poi dalle nove e mezza, al massimo alle undici dovevano tornare a casa a piedi ... bei, bei ... i g’avea la bareta un poco più spostà, ma pianin i 'ndava a casa, no sucedea gnente, e la matina i ‘ndava a laorar.
Cantavano anche La donna è una vetrina che le sue bellezze espone …. ma l’era proibita.
Capinera: quele lì i era cansoni serie che però no i le cantava mia in ostaria.
Raccontato da Luciano Mantovani nato a Marzana nel 1936
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