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domenica 10 luglio 2011

INTERVISTA A LUCIA MORBIOLI nata nel 1953 a Grezzana

La filovia Grezzana - Verona (Via Adigetto) in transito a Marzana
Foto Archivio Arturo Slemer e figli

(Ricordiamo a chi legge che il tram su rotaia è rimasto in funzione fino al 1958, quando è stato sostituito dalla filovia gialla e rossa. Di conseguenza la signora Morbioli nata alla fine del 1953 non poteva avere ricordi vividi del vecchio tram a rotaia, come altri intervistati nati in quegli anni. Ndr)

Il tram che io prendevo di giorno si chiamava “la filovia rossa”.
Come dice il nome quel tram era rosso ed era dotato di “tiracche”.
Ricordo che c’era molta gente alla fermata e anch’io avevo le amiche con cui chiacchierare.
Tutti i giorni andavo in tram.
Lo utilizzavo per andare a scuola. La prima volta mi ricordo che ero entusiasta. C’era molta gente sul tram ed io, in mezzo alle chiacchere di tutti quelli che erano sul tram, provavo una grande emozione nel salire su questo mezzo per la prima volta.
Ma quell’emozione la provai soltanto il primo giorno. Le altre volte era come se lo avessi usato sempre; per me era diventata una cosa assolutamente normale.
Quando per varie ragioni non prendevo il tram, mi spostavo in bicicletta o a piedi. Non andavo tanto lontano, anzi le uniche strade che percorrevo erano quelle all’interno del mio paese.
Quando ero piccola e quando ero giovane rispetto ad oggi Grezzana era più tranquilla ed era dotata di meno edifici urbani. Aveva le caratteristiche di un paese di campagna.
Una cosa che mi ricordo riguardo al tram è che c’erano persone dalle mille qualità: simpatiche, belle, scortesi …
Una volta si sedette vicino a me un ragazzo più grande di me. […] educatamente decisi di ignorarlo.
I ragazzi della Valpantena pensavano che andare in città fosse un modo per divertirsi, scherzare un po’ tra amici e pensavano anche che fosse un passatempo.
Non avevamo alcun timore rispetto ai cittadini , anzi devo ammettere che i rapporti che avevo anch’io con i cittadini erano molto positivi. Io mi trovavo regolarmente con bambine della mia età che abitavano in città. Giocavamo insieme, chiacchieravamo e in poco tempo siamo diventate ottime amiche.
[…] Alcuni cittadini, nei confronti di noi abitanti della Valpantena, avevano un comportamento un po’ burlesco; ci prendevano in giro, ci sottovalutavano e ci consideravano un po’ bifolchi.
Era questo l’atteggiamento di alcuni di loro che ci faceva sentire diversi e meno importanti rispetto ai cittadini.

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