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mercoledì 18 gennaio 2012

UN CASTELLO ALL'IMBOCCO DELLA VALPANTENA

Centri Ricreativi Estivi - Mostra degli elaborati a Scuole in Festa 2001
a cura del CiViVi e del Comitato Fossi di Montorio
Castello di Montorio - Disegno di Sara e Serena Chesini adi anni 8


Imboccando la Valpantena  alla vostra destra, sull’ultima propaggine dei Lessini, vedrete un castello; è il castello di Montorio. Lo sentiamo anche nostro perchè è parte del nostro paesaggio da più di mille anni.
La collina era abitata dal 4000 a.C. da popolazioni venete, retiche celtiche, in successione; il ritrovamento di abitazioni  sulle pendici del colle, la sottostante area cimiteriale (vicinanze Hotel Brandoli) e altre emergenze archeologiche che sono venute in luce dagli anni ’80, ce lo confermano.
I Romani costruirono sul colle un fortilizio militare o forse una villa. Certamente il luogo si prestava ad entrambe le edificazioni. Il poggio gode di una posizione preminente e soleggiata. La via Postumia (148 a.C.) passava poco lontano, verso San Martino; c’era nelle vicinanze grande disponibilità d’acqua … talmente tanta da convogliarla alla città con un acquedotto ... tante ragioni per privilegiare il luogo, vero balcone sulla Valpadana.
Nel X secolo su Monte Tauri  fu costruito il castello, all’epoca del regno  di Berengario I°, Marchese del Friuli, Re e Imperatore d’Italia che risiedette anche a  Verona , dove morì pugnalato nel 924.
Il castello era simbolo del potere imperiale, con funzione di controllo sul territorio, sugli uomini e le cose. E’ citato nel 922 come castrum Montis Aurei  nel testamento di Giovanni, Vescovo di Pavia. Fu assegnato al Vescovo di Verona  da Ottone III.
Col terremoto del 1117 il castello subì notevoli danni, come l’intera città, e probabilmente fu riedificato.
Il castello passò alla città comunale nel 1207.
Furono i Della Scala a restaurarlo, abbellirlo e fortificarlo al meglio conferendo al castello importanza e prestigio; nel 1313 il castello fu bruciato nella guerra con i Padovani,  Cangrande lo restaurò e lo abbellì eleggendolo  a sua abitazione di villeggiatura.
Nel 1405 in questo luogo verrà firmato  il Patto di Dedizione di Verona alla Serenissima Repubblica di Venezia.
Bellissimo et jocundo et di muraglie forti …” scrisse del castello un viaggiatore nel 1483. Tuttavia il castello era già abbandonato e a breve fu saccheggiato dagli abitanti dei dintorni.
Tutte le parti rimovibili sparirono. Tanto che il Podesta Foscarini scrisse:  “… non vi sono più porte, né ponte levatoio, mancano tutte le coperture e le parti in legno dell’edificio […]. Venezia lo assegnò quindi ad una importante e fedele famiglia, i Boldieri, fino al 1683. La Serenissima non era interessata al castello ma preferiva saperlo in mani fidate.
Dopo vari passaggi  arriviamo a metà del 1800.
Durante le guerre d’Indipendenza furono le truppe austroungariche del Generale Radetzky, acquartierate nel vicino Forte  John, a dare al castello il colpo di grazia , demolendo parte delle torri per agevolare il tiro dell’artiglieria e per costruire con i detriti e le pietre le rampe e la casermetta all'interno del castello. 
Dal 1971 il castello è proprietà del Comune di Verona.
L'Orti nel 1824 trascriveva una epigrafe ora scomparsa dal Castello:

"Sia questa casa luogo di pace
a chi viene per goderla
e se voi siete tali
disponetevi a mangiare il pane
che vi offre nelle ore debite
il fondatore di essa."

3 commenti:

  1. Risposte
    1. Ci fa piacere che hai riconosciuto il disegno. Ora dovresti avere vent'anni. Con il tuo disegno (e altri disegni del CER), avevamo fatto un libretto pieghevole con la storia del castello. Ciao.

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  2. Sì, ora ho 22 anni e mia sorella 21. Il libretto l'abbiamo conservato. Fa sempre piacere rileggere la storia del nostro bellissimo castello.
    Ciao :)

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