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martedì 9 dicembre 2014

IL MAGICO NELLA BASSA VALPANTENA

Dall'uscita di questa mattina con la classe prima delle Caperle: 


Le osservazioni dei ragazzi sulla villa: bella, signorile, grande, assomiglia a Villa Arvedi, vecchia, cadente, abbandonata, disabitata ...
Le emozioni: idea di pace e di bellezza, di tranquillità, di grandezza, di tristezza, di trascuratezza (dovuta all'abbandono vero o presunto)
Gli odori e i rumori del bosco  percepiti: lo scorrere dell'acqua, il fruscio dei passi sulle foglie, i nostri discorsi e le nostre voci …
Le interferenze: immondizie abbandonate nei pressi della fontana, il motore (forse) di un'auto. L'invaso della vasca ormai occupato dalla "marcita". Ci siamo ripromessi di fare pulizia della vasca a primavera.
Le presenze: gli alunni, le insegnanti e la Dirigente Scolastica, le signore del CiViVi e … uno scoiattolo
Le presenze magiche dei racconti: strie, anguane, fade, bissogaleto, diaolo …
Le storie che avete pensato: queste scrivetele voi alunni  perché erano troppe per ricordarle tutte! Qualcuno ha raccontato di fate danzanti intorno all'acqua, altri hanno immaginato le lavandaie che facevano il bucato, ci par di ricordare una storia di uomini forzuti … e via discorrendo.
Inviateci i testi a: blogdellamemoria@gmail.com

L'appuntamento: ci rivedremo dopo le vacanze di Natale per raccontare le storie già raccolte dagli storici e dai ricercatori e magari sentire da voi quelle che avete raccolto dai vostri nonni.



Villa Balladoro Malfatti a Gazzolo.
Dei Balladoro dal 1650. Ristrutturarono un edificio preesistente, forse una casa-torre. La cappellina barocca è del 1694.
E’ certamente la più bella villa della valle insieme a Villa Allegri-Arvedi.
A fine Ottocento, l’Abate Pietro Caliari in apertura del suo romanzo Angiolina, sullla storia del rapimento di Angiolina Lonardi a Cà Nova di Poiano, scrive:

"... in una conca fresca e fiorita di verzieri si distende il beato paesello di Novaglie... e di là presso la chiesa si ammira uno dei più magnifici panorami che si possano immaginare..."

A quale conca alludeva? A quella di Nesente o a quella dei Balladoro?
Poco importa, su entrambe c’è molto da dire.  E perciò invitiamo coloro che amano la natura, gli estimatori della bellezza e dell’armonia, i sognatori e i poeti a soffermarsi su entrambe.
La  più integra e perciò di grande suggestione è la conca di Villa Balladoro.

Questi terreni che già appartennero alla Fattoria Scaligera si aprono su Campagnola, con il complesso Massergo-Ruffoni. Trattasi quest'ultima di villa padronale rustica, ora divisa da strade ma in origine complesso unico a corte chiusa circondata da pertinenze e annessi.  
Interessante all'incrocio è il pozzo diviso a metà (una parte sulla strada e una parte in proprietà privata) per una vecchissima storia di diritto a prelevare l’acqua. Gli abitanti potevano prendere l'acqua soltanto prima del calar del sole. Dopo il tramonto era permesso soltanto alla proprietà.
Passata la chiesetta si scoprono stradine tranquille in un paesaggio sereno. 


La villa Balladoro-Malfatti, del Seicento, è una delle più belle della valle. 
Alle sue spalle si possono esplorare i freschi boschetti che le fan da corolla e si può sostare alla fontana di Franzago cercando anguane e striosse, fade e ninfe ... Magari anche del Bissogaleto, animale alquanto strano, essere volante nato da un uovo di gallo che con la saliva poteva sciogliere gli umani e farli scomparire.



Intorno a la cità son vallicelle
E più giardini dal monte e dal piano
Con varii frutti e allegre fontanelle
Che danno gran piacer all’uso umano.

Corna da Soncino rimatore del 1400



La fontana di Franzago o fontana delle strie
I ragazzini della Primaria di Novaglie hanno vinto nel 1988 il primo premio di Legambiente per una storia ambientata in questo boschetto magico dove non è difficile immaginare presenze magiche. Chiudete gli occhi e immaginatevi soli; ascoltate la voce dell’acqua e del bosco ma anche i rumori e i suoni che non sapete identificare. L’urlo di una civetta o di un allocco forse anche voi lo scambiereste per l’urlo di una stria
Si racconta una storia su questa fontana: una donna che lavava i panni specchiandosi nell’acqua e vedendo come la vita misera che conduceva l’aveva ridotta, si buttò nella vasca, annegando. “L’ha visto la stria!” significando “era cosi povera e denutrita che aveva le allucinazioni”.

Noi Veneti abbiamo nella nostra tradizione delle presenze magiche specifiche, strettamente collegate all’acqua, alle vasche di raccolta delle acque meteoriche, al Progno Pantena, alle fontane, alle sorgenti: le Anguane. 
Di loro si sono raccontate tante storie. Sono figure magiche  con una loro costante presenza nella cultura orale; affondano radici probabilmente nel mondo dei Reti. 
Fra Giacomino da Verona rimatore della seconda metà del 13° secolo esclamava:
“Né sirena né aiuguana né altra cosa che sia …”

Si diceva: “Sta lontan da la fossa  parchè gh'è le Anguane ”.  Un modo per proibire ai bambini luoghi pericolosi, come fossati, progni o vasche di raccolta dell'acqua piovana.
Si diceva anche, e si dice ancora oggi di persona che grida:   “Te sighi come n' anguana” .
Le anguane, presenti nella tradizione su una vasta porzione pedemontana e montana di territorio che va dalla Valcamonica all'Istria, erano (nella fantasia popolare) esseri urlanti capaci anche di cantare in maniera soave e seducente.
Uscivano dall'acqua in forma umana o in forma mostruosa, mezza donna e mezzo serpente con leggere variazioni di sembianze da luogo a luogo. Potevano volare, essendo dotate di ali. Gli anziani della nostra zona, la bassa Valpantena, hanno raccontato che le anguane erano “brute bestie adrio a l’aqua”.
Potevano aiutare le persone e dispensare il dono della fertilità alle donne sterili  e per questa ragione le donne si bagnavano nelle sorgenti. Se maltrattate le Anguane potevano lanciare pesanti maledizioni. Non ricordavano il passato ma sapevano predire il futuro.
Ci sono storie di unioni tra anguane e umani. Qualche storia la troverete nei libri indicati nella scheda bibliografica.
Altre presenze magiche, oltre alle già citate streghe, anguane bissogaleto (che con il soffio o la saliva faceva scomparire la persona che lo avesse avvicinato)  nella nostra bassa valle si raccontava di orchi famelici. Venivano associati ai diavoli ed era difficile per noi bambini coglierne la differenza.  Temevamo entrambi. 
Sulla strada pedemontana per Poiano, ad esempio, c'era “el sasso del diaolo” a limitare lo spazio di libero movimento dei bambini, affinchè non si allontanassero troppo dalla contrada incorrendo in pericoli; da lì cominciava una zona disabitata. 
Altre raccomandazioni ai bambini della contrada Malfatti di Quinto, dove sono nata: “Atenti, no 'ndè al progno, da le poce ven fora le anguane!”
E a quelli di Novaglie avranno detto “Soto la sengeta ‘ndo ven fora l’aqua ghe le strie che le te ciapa!"

Anguana (da Internet)

Queste notizie potete trovarle anche in post più vecchi pubblicati su questo blog, insieme alle foto di altre fontane della Valpantena.

CiViVi Valpantena

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