Si giocava anche A darséla. Gioco che era gradito anche ai maschi.
Te ghe l'è e si toccava l'avversario che doveva rincorrere un altro ragazzino e toccarlo a sua volta.
Io, da 1952 agli anni sessanta ho giocato molto a Ciupa sconderse. Nella grandi corti era facile trovare un posto dove nascondersi e la corte della Ida a Marzana, i Malfatti o la corte del Talian, de la Maria Latàra o del Bepi Mortadela a Quinto, erano i luoghi di gioco. Qualche volta giocavo anche in piazza con il gruppo della Chiesa.
Si designava La mare ovvero il luogo dove il prescelto dalla conta doveva ciupàr girando la schiena, appoggiando il braccio e la fronte al muro e chiudendo gli occhi. Intanto contava: uno, due, tre ...
Si correva nel nascondiglio e si aspettava la fine della conta e l'inizio della ricerca.
Quando il giocatore vedeva il compagno nascosto correva alla Mare e batteva un colpo al muro gridando: Un due tre per la Clara!
Se i compagni nascosti arrivavano prima a battere alla Mare erano salvi.
L'ultimo, quello meglio nascosto, poteva liberare tutti se riusciva ad arrivare prima al muro e a dichiarare: Un due tre per tutti!
Il primo "battuto" era di turno a ciupàr la volta successiva.
Marisa Venturi nata a Quinto nel 1948 Rituali di gioco da Vuto che te la conta.
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