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sabato 2 aprile 2011

1820 NOTE SULLA VALPANTENA DEL VIAGGIATORE CHEVALIER

Che il viaggio fosse ancora una avventura lo troviamo annotato nei diari di viaggio di un tal Chevalier, cavaliere padovano che percorse la valle nel 1820 e pubblicò nel 1829 lo scritto “Una scorsa da Verona a Veja”.
Lo Chevalier percorse la valle a  cavallo,  lungo la via comune dietro ai margini di un asciutto torrente ...” . 
Certamente l’inizio del viaggio non fu agevole, mancando un collegamento tra Poiano e Quinto a centro valle, collegamento attivato solo nel 1828 con la sistemazione degli argini del Progno Pantena.
Arrivato sotto Stallavena, nello stretto imbuto vallivo di Cologne, lo Chevalier  racconta:  Falasco,  ove  dimorano “...malvagi spiriti suscitatori delle tempeste;  già asilo di ladroni, le di cui anime maledette turbano il silenzio della notte con rotti singulti, e  lunghi e spaventevoli gemiti di dolore. Il viatore ne ritorce impaurito lo sguardo, ed a quel passo addoppiando la lena, ripete fervoroso il saluto alla Vergine, ed il segno di fede. “
Il pastore che spinge a pascere il gregge : “...lungi dal quale ..... ne si lascia giammai sorprendere alla sera a suoi piedi .”
Sembra però che valesse la pena intraprendere il viaggio per lo straordinario paesaggio che ammette lo Chevalier, “...gli si era impresso indelebilmente nell’animo”.
Falasco, con le sue grotte, con la torre, i numerosi fori nella pietra viva che sostenevano il primo incastellamento, la fama di antro banditesco ... in entrambi i casi luogo di controllo dei sentieri che portavano alle Alpe di Valpantena (così è talvolta nominata parte della Lessinia nei documenti d'archivio), e quindi di taglieggiamenti e soprusi. Lo Chevalier aveva di che temere.
E guardando ai pericoli della montagna occorreva essere pronti a incontrare branchi di lupi, se fino al 1800 si registrano scorrerie di branchi dalla Lessinia fino in Media Valle!


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