Marzana - Via Mulini anni Settanta Foto G. Consolati |
Nel 1779 erano quattro. Nel 1899 Fonte Carta Topografica IGM le ruote idrauliche diventano cinque; l’ultimo opificio era una follatura per la lana (operazione di rifinitura per rendere il panno di lana compatto e sostenuto, nascondendo l’intreccio del tessuto).
Permane in alcuni anziani il ricordo de la casa del fol.
La fontana in località Mulini di Marzana è una fontana sia per uso alimentare che per lavare i panni e vanta un’origine antica.
E’ nominata già in un documento del 940.
Nel 1229 i Canonici del Capitolo della Cattedrale avevano concesso l’uso esclusivo di singole sorgenti alle tre comunità rurali di Quinto, Lumialto e Marzana,
Il diritto alle acque della Sorgente La Nasse e del suo sbocco idrico è stato ripetutamente rivendicato.
Nel 1564 tale diritto viene ribadito a Venezia con la precisazione di divieto di vendita delle acque eccedenti a persone foreste.
Nel 1700 anche gli Allegri di Cuzzano entrano in conflitto con la comunità locale per il diritto alle acque.
Nel 1744 viene registrato il riparto orario delle acque onde chiarire reciproci diritti e doveri. Gli aventi diritto alle acque a monte potevano irrigare soltanto il sabato notte e la domenica garantendo la priorita’ ai mulini, priorità riconfermata anche duecento anni più tardi nello Statuto del Consorzio La Nasse.
(Fonte bibliografica: G. Veronesi 1982)
Dal 1932 al 1980 con le acque che confluiscono alla fontana verrà azionato il Mulino dei Fratelli Rossi.
Nel 1945 verrà costituito un Consorzio Volontario per l’Irrigazione, Acquedotto e Forza Motrice “La Nasse e Riunite”.
(Fonte diretta : A.Rossi)
Le Sorgenti di Marzana erano state utilizzate anche dall’esercito austriaco di Radetzky (Governatore del Lombardo-Veneto fino al 1857).
La spartizione prevedeva: un terzo per le salmerie dell’esercito acquartierate nel paese, un terzo a proprietari terrieri per opere irrigue e un terzo alla comunità (alle fontane).
(Fonte diretta: F. Mantovani)
M.V.
Marzana - La fontana dei Mulini anni Settanta
Foto G. Consolati
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