Il tram era un servizio pubblico molto efficiente in Valpantena! […] Era un servizio abbastanza costoso e quindi non tutti lo prendevano sempre. C’era la prima classe per i signori e la terza per la gente dl paese.
C’è un proverbio che ancora adesso dice “Tachete al tram!”
Io sono andata in tram a sette o otto anni. […] Mi ricordo che andava piano e quindi si vedeva bene il paesaggio e io mi divertivo.
Quale era la meta? Era solo per la città. Il tram si fermava a Porta Vescovo e poi bisognava andare a piedi. Io andavo a lavorare in bicicletta perché se avessi preso sempre il tram avrei speso tutto lo stipendio.
Quinto era un piccolo paese di circa 500 abitanti. C’erano molte case e la gente era povera e in ogni casa c’erano circa quindici persone. Io ho cambiato casa varie volte perché nel corso del tempo hanno costruito moltissimo, e quindi mi sono trasferita. Comunque Quinto è cambiato molto.
Che aspettative avevano i giovani di Valpantena nei confronti della città?
I giovani a quel tempo non avevano lavoro e la città era l’unica fonte di reddito. […] Verona è una bella città e a quel tempo non c’erano i pericoli di oggi. Comunque amavamo la campagna e non avremmo mai voluto abitare in città. Mia mamma mi diceva sempre di dire una “Salve Regina” quando passavo davanti alla chiesetta dell’Altarol, per proteggermi.
Avevate contatti stabili con qualche cittadino?
No io conoscevo solo i miei padroni e i miei pochi parenti. Andavo a portare il pane in città durante il periodo di guerra e ho conosciuto alcuni signori.
[…]
Andavamo d’accordo coi cittadini. C’era gente molto ricca in città, qui invece eravamo tutti gente povera ma onesta, che lavorava molto.
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