Il Nino del Frate, marito della Merla, era proprietario dell’omonima Ostaria de la Merla sull’angolo di Quinto, dove ora c’è la piccola rotonda.
Era conosciuto anche come Santapasqua, per il vezzo di intercalare la lenta parlata con questa espressione, giusto per rafforzare i concetti.
Il Nino sapeva suonare il mandolino, la fisarmonica e altri strumenti ed era presente a tutte le sagre, le ricorrenze, le feste che si allestivano in Valpantena. Mi dicono che sconfinava anche nelle valli vicine; era richiesto e spesso si accompagnava ad altri suonatori.Simpaticissimo, pacioso, gioviale; il massimo dello sconforto lo esprimeva con il suo Santapasqua! O forse era semplicemente stupore per quella che riteneva frutto di dabbenaggine altrui.
Per il Nino la rabbia, l’ira, l’alterco erano pratiche contrarie alla buona salute.Un giorno si inventò un suo personale Giro d’Italia in nome dell’Amore Universale.
"Per salvar la nima" come era scritto a grandi lettere sulla roulotte.
Erano gli anni Cinquanta e dalle nostre parti non si aveva sentore di avventure on the road e nemmeno di attività che non fossero finalizzate esclusivamente al scheo o al dovere.
Lui, sognatore e poeta della fisarmonica si costruì una roulotte intorno alla bicicletta-triciclo, aspirando di arrivare alla Sicilia a portare il suo messaggio d’amore con la forza del pedale.
Ricordo l’interno della roulotte, ero bambina ma le misure le sapevo prendere a occhio. Dentro quella roulottina Nino ci avrebbe sicuramente dormito male: troppo stretta e scomoda. Era anche il commento di tutti.
"Se ghè belo dormo fora, sui prà" rispondeva lui.
Tuttavia, tra la grande curiosità dei paesani, animati da sentimenti contrapposti di derisione ma anche di invidia e eccitati dalla novità, Nino partì. Tra gli applausi di tutti.
Per un po’ non se ne seppe nulla. C’erano dicerie e commenti che erano soltanto frutto di immaginazione.
Al tempo non erano di uso frequente i telefoni. Per comunicare si usavano i telegrammi, ma soltanto se c'erano disgrazie (Nessuna nova bona nova, si diceva). Di Nino però non si sapeva proprio niente, solo dicerie . In tanti passavano all'osteria con la scusa "de farse un goto" o viceversa, con la scusa di sentire se "el Nino l'era rivà in Sicilia".
Poi, un bel giorno, Nino tornò a casa.
Quanto durò il suo viaggio? Nessuno, anche tra chi conserva i ricordi, me lo sa dire con esattezza.
Credo poco, perché la risposta è comune a tutti gli intervistati: Nino non oltrepassò mai il Po. Chi dice che però arrivò a Ostiglia e questa è l’informazione più dettagliata che ho raccolto.
Foto Famiglia Mantovani Il Nino è quello vicino alla roulotte e con in mano lo strumento musicale. |
Il ritorno fu meno strepitoso della partenza tuttavia l'osteria della Merla per giorni lavorò a pieno regime.
Nino si era inventato un modo per far pubblicità alla sua osteria o era, come penso io, un inguaribile sognatore?
M.V.
M.V.
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