Non mi ricordo del tram perché sono nato nel 1965 ma mi ricordo che mio nonno diceva che il tram lo prendeva la domenica, per andare in città “a magnar le paste” .
Da piccolo io prendevo la filovia con mia mamma per andare in città a fare compere, principalmente di abbigliamento.
Mi ricordo bene il mio paese, in particolare le zone verdi dove si giocava con gli amici. Ora sono scomparse, ricoperte da case e parcheggi.
La città la consideravamo un posto dove c’erano scuole e lavoro importanti. Chi studiava o lavorava in città era considerato fortunato.
Avevamo dei timori verso la città legati alla poca conoscenza. Avevamo rapporti con amici di scuola o di sport ma con pochi incontri al di fuori delle lezioni e degli allenamenti.
C’erano persone che si erano trasferite in Valpantena, amici di famiglia che per ragioni di lavoro si sono trasferiti a Poiano. Ci sentivamo diversi dai cittadini, soprattutto per il linguaggio; in paese era più in uso il dialetto.
Da P.Breanza, Dalla ridente Verona a te volando, Dal Primo tram elettrico agli anni venti, Ed. Della Scala, 1990 |
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