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domenica 24 aprile 2011

LA LISSIA


Lavandare Archivio CiVivi


C’era in soffitta una grande tinozza di legno, serviva per il bucato ma anche per il bagno settimanale.
La nostra soffitta era tenuta sempre pulita e in ordine.
Ci si stendevano i panni perciò la mamma ogni tanto diceva che “Bisogna bruschinar le asse”.
Inginocchiate per terra, lei, zia Rosalia e la donna che aiutava in casa, con un secchio e uno spazzolone di saggina, pulivano energicamente l’assito della soffitta.
Le asse erano bianche dai tanti lavaggi! 
La nonna  ammucchiava in soffitta i  panni chiari e le lenzuola per la lissia.
Una volta non si cambiavano le lenzuola  molto spesso come ora; lavarle era un’operazione lunga, faticosa e complicata.
La nonna faceva venire un paio di donne del paese, per aiutarla a lavare le lenzuola di tutta la famiglia.
C’erano almeno sei cambi di lenzuola, da sistemare nella broda, oltre alle camise e ai tovagliati.

Si mettevano i panni nella brenta  e sopra si poneva un lenzuolo pesante (el bigarol) per  tamisar la sendre, su cui andavano versati secchi e secchi di acqua bollente.
La liscivia dal latino lixivium, lixia aqua, era conosciuta già dai Romani. Mescolando una parte di cenere con cinque parti di acqua bollente si otteneva una soluzione sbiancante.
Prepararla in dosi giuste era una vera e propria arte.
Se la liscivia era troppo concentrata diventava  aggressiva rispetto al tessuto e ne limitava la durata nel tempo. Perciò col dito, qualche anziana esperta, assaggiava sulla punta della lingua, la composizione della broda.
Zia Angela mi raccontava la storia di due donne alla fontana di Lumialto che cicola e ciacola ... tira mola tampela, le avea sbaglià la lissia e le à sbusà i nissoi.  In un regime di magra economia, era un danno assai grave.
Le donne del bucato arrivavano alla mattina presto,quando ancora era buio.
Indossavano el scossal, il lungo grembiule per il bucato, e si mettevano subito all’opera.
Dopo un notte di  ammollo dei panni veniva tolto lo zaffo alla brenta (el cocon) e si lasciava uscire la broda, detta anche lissiasso, che veniva recuperata per riutilizzarla nell’ammollo e nel lavaggio di altri panni.
La biancheria veniva sistemata nelle ceste e portata con un carretto alla fontana per bruschinarla e resentarla.
La sera prima si avvisavano i vicini per avere la totale disponibilità delle vasche che andavano svuotate, pulite e riempite.
Far la lissia era un grande fatica.
Appoggiate alla pietra inclinata della fontana si insaponavano le macchie più resistenti  e col bruschin di saggina si strofinava con energia.
Poi si resentava  e  si lasciava riposare la biancheria sulla pietra inclinata, torcendola alla fine per togliere l’acqua in eccesso.
Nel caso delle lenzuola, per questa operazione,  bisognava essere in due persone.
La biancheria veniva ripiegata e riposta nelle ceste.
Si puliva il filo e si stendeva la biancheria  all’aria.
Le lenzuola cosi trattate diventavano bianche, candide, e avevano un buon profumo di pulito, ma che fatica!

Raccontato da Marisa Venturi 1948 Quinto

La fontana della Strà di Marzana (inizio Via Scuola Agraria)
Negli anni Cinquanta la fontana (qui come altrove in valle) è stata sostituita da lavatoi in cemento.
In paese si vanta ancora la robustezza della tettoia, che riuscì a portare un'intera banda musicale.

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