Il tram partiva da Porta Vescovo e arrivava fino a Grezzana passando per Poiano e Marzana. A Marzana però la rotaia attraversava la strada e le ruote di tanti ciclisti si infilavano dentro così molti cadevano a terra.
Ho preso poche volte il tram perché io abitavo sopra Lugo e poche volte si dovevano fare viaggi tanto lunghi (!) per andare fino a Verona. Mia sorella però era suora a Borgo Trento e allora qualche volta si andava a trovarla.
Quel giorno io e la mia mamma avevamo organizzato il il viaggio e al mattino presto siamo partiti a piedi da Lugo per arrivare a Grezzana, dove partiva il tram.
Era buio perché il tram partiva alle cinque.
Era buio perché il tram partiva alle cinque.
Quando siamo arrivati a Grezzana però il tram era già partito e allora la mia mamma mi ha preso a braccetto e siamo andati a Verona … a piedi!
Quando poi era ora di tornare a casa siamo tornati, sempre camminando, fino a porta Vescovo per prendere il tram, ma mancavano ancora due ore prima che passasse. Faceva solo due viaggi, uno alla mattina presto con ritorno a mezzogiorno, e uno al pomeriggio.
La mia mamma allora mi ha guardato e ha detto:
“ ’Scolta Carlo, vuto mai che speten qua due ore !”
“ ’Scolta Carlo, vuto mai che speten qua due ore !”
Mi ha preso per mano e via, di nuovo a piedi fino a Lugo.
Il mezzo più usato erano “ i piedi” e al secondo posto la bicicletta. La meta di tutti i giorni era la scuola. Poi c’era il catechismo e per tanti anche il lavoro (molti bambini davano una mano nei campi).
Solo più tardi è arrivato il Mosquito, avevo circa vent’anni.
Eh … da giovane il mio paese era tutta un’altra cosa!
Prima di tutto non c’erano le macchine e il traffico e si poteva giocare anche per le strade.
I giochi erano lo s’cianco e le bocce fatte con le pietre che venivano battute col martello fino a farle diventare tondeggianti.
I giochi erano lo s’cianco e le bocce fatte con le pietre che venivano battute col martello fino a farle diventare tondeggianti.
Dopo la scuola poi, molti bambini andavano a pascolare le pecore e le mucche.
Anch’io andavo spesso e quella volta che mi sono addormentato, le pecore sono scappate e sono andate a rovinare i campi dei vicini.
Mi sono svegliato che era già buio e mentre tornavo a casa avevo tanta paura di essere picchiato dal mio papà.
La mia mamma però, per difendermi dal papà arrabbiato, appena mi ha visto arrivare mi ha fermato fuori dicendomi di non entrare in casa. Allora sono andato dietro casa dove c’era un morar, un albero di gelso alto, mi sono arrampicato, sono entrato dalla finestra aperta e mi sono infilato a letto.
La mamma il giorno dopo mi ha raccontato che poi mio padre era entrato in camera mia e “me le aveva date di santa ragione”, ma io ero talmente stanco che non mi ero neanche svegliato!
Io abitando a Lugo, ero molto distante dalla linea del tram e quindi per me Verona era una cosa lontana anche nei pensieri. Mi ricordo che la prima volta che ho visto Verona avevo 17 anni e sono andato e tornato a piedi.
Forse chi abitava a Poiano o a Quinto ci andava più spesso.
Forse chi abitava a Poiano o a Quinto ci andava più spesso.
Ho iniziato ad avere rapporti con i “cittadini” quando ho iniziato la scuola serale per “capomastro” in Piazza Cittadella e più tardi qualche rapporto di lavoro.
Di gente che arrivasse in Valpantena da fuori … non mi risulta.
Dalla Valpantena la gente EMIGRAVA.
Ricordo che negli anni ’40 moltissime persone partivano non solo per la città, ma anche per l’Argentina, per la Svizzera, la Germania …
Dalla Valpantena la gente EMIGRAVA.
Ricordo che negli anni ’40 moltissime persone partivano non solo per la città, ma anche per l’Argentina, per la Svizzera, la Germania …
La massa di extra-comunitari che entrano in Italia oggi, quello che vediamo accadere ora a Lampedusa assomiglia molto all’emigrazione degli Italiani verso l’estero negli anni del dopo-guerra.
Sicuramente i cittadini erano più emancipati di noi, ma noi abitanti di un paese così piccolo e unito come Lugo non abbiamo mai sofferto di alcuna forma di invidia.
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