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martedì 20 settembre 2011

DALL'INTERVISTA A ATTILIO C. DI QUINTO

‘Ndasea sempre a messa. A olte me mama la ne ghe paraa a tute le messe. Alla matina no gh'era nessuno che servea messa e la me ciamava mi.
Mi savea tanto come el prete, anca in latino.
Cantaa come el prete, le lessioni, le litanie … .

“Assa star, dai, el dise (il prete), che dopo mile maledissioni le buten zo le casete (le casette delle opere parocchiali) e la strada i vol slargarla, e la cesa la femo granda fin sui porteghi …”
Adesso la cesa le anca massa granda e semo siemila invesse de mille!


Quinto Strada per la Crose
Fotografia di M.Venturi per il manifesto Architetture della Valpantena, anni Novanta
Le casette a cui allude Attilio. La sua famiglia abitava all'interno del brolo.


Quando fasea el chierichetto seto cossa che faseimo? A la sera cargavimo l’armonio e ‘ndavimo all’Enal a scola de canto.
Erimo in siè, tutti e siè ne la corale. I disea “Se i manca i Costansi …”
‘Ndaseimo a tor un furgonsin e quan l’era mesanote el prete el ne lassava le ciave e se portava l'armonio indrìo, in cesa. Pagavimo noantri el maestro. Tiravimo fora una picola quota. Maestro Verzè, l'era. Quel che ha comprà su a Basalovo.
Quinto - La Strà 1959-60 circa Il tram è sostituito con la lunga filovia gialla e rossa
Foto Archivio Arturo Slemer

Cosa si cantava? Cantavimo le cansonete, anca:  El cacciator del bosco, la bela Violeta, La cavra del Bertoncelli, ….

La bela la va in cantina
A trar el vin trar le vin trar el vin
col so bel moretin
O morettina mia morirai morirai morirai
O morettina mia morirai
Co le pene nel cuor

E adesso che sem qua tuti
La porta un litro de quel bianco
Che con na bela mora in fianco
Brava de far l’amor
Di far l’amore
La me dis che no son degno
dami a me qualcosa in pegno
che alor ti sposerò
E cosa vuto che mi te daga
E se non ti dono il cuore
Ti prometterò l’amore
E l’amor e la fedeltà.

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