Trascriviamo questa intervista anche se può generare confusione tra la filovia e il tram; la nonna che racconta è sicuramente una nonna giovane che non ha ricordi precedenti al 1958. La ringraziamo del contributo che rafforza e dà maggior senso al nostro lavoro di “raccoglitori di memorie”
Una volta il nostro paese non era lo stesso; per esempio in quel tempo un mezzo molto conosciuto e usato era il tram.
Ci troviamo a Verona e più precisamente a Quinto. Così racconta mia nonna: il tram che passava era di colore rosso, aveva le cosidette “bretelle” e andava a corrente, aveva le ruote di gomma; non era proprio un tram ma la gente lo chiamava così. Il tram aveva delle fermate come l’autobus oggi, che in questo caso erano: Quinto, Poiano, Via Fincato, Porta Vescovo e infine Via Pallone.
Pure i biglietti erano diversi, di colore giallo, di forma rettangolare ma fatti con carta di vario tipo. Le persone che guidavano i tram sono i tramvieri […]
Mia nonna c’è salita molte volte perché non aveva l’automobile e la patente.
Si ricorda ancora la prima volta che c’è stata. Era molto piccola, stavano andando in città ma proprio a Porta Vescovo le “bretelle” si sono staccate e hanno dovuto proseguire a piedi.
Negli anni in cui [la nonna] era cresciuta Quinto era cambiata; quando era piccola le case si trovavano vicino alla chiesa ma poi quando è cresciuto si è trasformato in un paese e tutti nel paese si conoscevano.
Mia nonna mi racconta sempre che tutti, compresa lei, speravano in un futuro migliore: studiare per non diventare semplici contadini. I ragazzi vedevano la città come un altro mondo: più moderno, diverso dalla campagna.
Visto che mia nonna prima abitava in città ma poi si è trasferita, conosceva soltanto i suoi parenti che abitavano in città.
All’inizio quando erano arrivati si sentivano un po’ a disagio ma dopo alcuni giorni si sono inseriti. Anche adesso i miei nonni abitano a Quinto.
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