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domenica 25 settembre 2011

LAURA M. 2^ D SCUOLA CAPERLE INTERVISTA LA SIGNORA BRUNA

La signora Bruna si ricorda che quando era piccola il tram era rosso e con le bretelle e andava a corrente. Praticamente la corrente alimentava le bretelle che facevano muovere il tram.
Le fermate erano: Quinto, Poiano, Via Fincato, Porta Vescovo e Via Pallone. Il biglietto era giallo e come quello di adesso, rettangolare.
I tranvieri, nella loro divisa, erano simpatici e disponibili ad aiutare la gente.
Bruna è andata in tram numerose volte perché non aveva né la macchina né la patente.

La prima volta era piccola e quando era a Porta Vescovo si sono staccate le bretelle dal filo che le sosteeva così è dovuta scendere con tutti gli altri passeggerie ha proseguito a piedi. Ha sempre viaggiato in tram per andare in città a svolgere le sue commissioni. Si ricorda anche che a quel tempo il paese aveva metà delle case che abbiamo oggi, c’era molto più spazio, l’aria era pura e l’ambiente quasi tutto verde. La maggior parte delle case erano vicino alla chiesa di Quinto, dove ora ci sono le case vecchie. Quando Bruna è cresciuta invece le case sono aumentate.

I giovani di una volta speravano in un futuro migliore, finire gli studi e non essere solo contadini, volevano essere qualcosa di più.

La signora Bruna aveva contatti con i suoi vicini di casa, con i parenti che vivevano in città, ma siccome Quinto era un paese piccolino, si conoscevano un po’ tutti.
Alcuni cittadini si erano trasferiti occasionalmente anche negli anni recenti. Lei percepiva delle diversità tra loro perché all’inizio, la gente di Quinto era “chiusa” nei riguardi dei nuovi arrivati e loro non conoscevano nulla nessuno. Dopo, col tempo, si sono abituati e hanno anche vissuto meglio.



Quinto Anni Cinquanta, la pedemontana detta  strada de la crose.
La strada si è preservata nel tempo e ha conservato una sua bellezza ravvisabile nel tracciato dei muri, nell'antico delle pietre, nel certosino lavoro di cernita e di riuso dei materiali, nel disegno scomposto delle sovrapposizioni delle pietre, funzionale comunque a comporre un struttura robusta, disegno che ha guidato la mano di ignoti artigiani lapicidi del passato; la bellezza si ravvisa anche  nel verde che occhieggia da sopra i muri e dai cancelli che proteggono le ville, da quell'aria fané che ti avvolge quando percorrri questa stradina ricca di storia.
Ci auguriamo che il Palazzetto dello Sport non vada a togliere nulla a tutta questa armonica bellezza.












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