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venerdì 22 aprile 2011

DAI NINA ...Miriam della classe 4^ Primaria Merighi di Novaglie intervista nonno Franco

Nonno Franco ha abitato a Modena, da piccolo, poi a Avesa e poi, dai tredici anni ha abitato in centro città.

C’erano delle filovie che andavano a filo elettrico; funzionavano con due spazzole che toccavano i fili, che davano energia elettrica. La forma della filovia era quella di una corriera un po’ piccola. La filovia seguiva i fili che facevano un percorso aereo. Le filovie non inquinavano.
Io non sono mai andato in tram a Verona. Usavo la bici per andare dappertutto. Andavo al lavoro in bicicletta, da Avesa fino in Corso Portoni Borsari e ritorno, due volte al giorno. Facevo il garzone di bottega.
Da piccolo abitavo in provincia di Modena. Non c’era traffico e tutti andavano a piedi o in bicicletta.
Mi ricordo che una volta nei pressi di Quinto un uomo è finito sotto il trenino. Ho visto il trenino fermo, ma non ricordo altro.
Io penso che i giovani della Valpantena sperassero di andare a lavorare in città.

I cittadini prendevano in giro quelli che venivano da fuori. Soprattutto il sabato pomeriggio il centro della città si affollava di “paesani”.


Dai Nina che nemo a Verona ...
Nina era un vezzeggiativo per definire una bambina o un bambino.
Andare a Verona era una eccezione, per i paesani.
Di solito si andava per particolari ragioni: la Cresima, un matrimonio, una visita medica alla Mutua ... .
I paesani chiamavano i cittadini "piassaroti". In Valpantena, zona di transito da/per i Lessini e la città, c'era una certa aria di superiorità rispetto a chi veniva invece dalla montagna.
"Montagnar" si diceva di persona selvatica, burbera, dal parlare duro.
Ad esempio, se in città si diceva "me papà" e in Bassa Valpantena "me pupà", sopra Lugo, si pronunciava "me bupà" ...
Foto anni Cinquanta - Piazza Erbe
Archivio CiViVi


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