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mercoledì 6 aprile 2011

VALPANTENA MEDIEVALE

A partire dall’editto di Costantinopoli in poi i luoghi di culto  o pubblici romani vengono trasferiti alla Chiesa e le concessioni cominciate in epoca longobarda si rafforzano e in età carolingia. Il patrimonio ecclesiastico si accresce notevolmente anche per elargizioni, donazioni spontanee o per adesione politica.
La Chiesa perciò si inserisce nella realtà dei secoli VIII° e IX° come amministratrice di estese proprietà fondiarie e i monasteri diventano grandi produttori di ricchezza.
Tra l’età tardo antica e l’età carolingia la piccola vallata  (160 kmq), nota a partire dall’anno 831 come Vallis Paltena o Paltenate, è carente di documentazione sia scritta che archeologica.

La presenza longobarda in Valpantena.
Si può presumere ed ipotizzare  in età longobarda la presenza diffusa di piccoli nuclei abitati.
L’unica testimonianza archeologica longobarda è riferita ad un gruppo di sepolture che alla fine del secolo scorso il Cipolla segnala a Palesago, vicino a Quinto.
Certamente la vicinanza con la città e la fertilità dei terreni rendevano la Valpantena interessante e  idonea ad ospitare insediamenti, come già avvenne in epoca romana.

LA PROPRIETA’ FONDIARIA ALTOMEDIEVALE
Dalle fonti documentarie altomedievali si evidenzia che a possedere terre in valle sono soprattutto Enti Ecclesiastici di importanza locale (cittadina): Santa Maria in Organo, il Capitolo della Cattedrale e dal secolo decimo modeste chiese urbane.
La città mantiene uno stretto rapporto col territorio e la Valpantena è ben documentata nel sec. IX° (Atti documentari di acquisti o permute).
Il territorio vallivo è fortemente frazionato in peciole  o terrole (piccoli poderi). Non conosciamo invece il corso del torrente Pantena (il progno ) soggetto a continue divagazioni che certamente ha influito sulle rese agrarie e sulla proprietà.
I contadini vivevano essenzialmente  nei vici o villaggi  (documentazione per Vendri, Sezano, Turano, Folloniano) che in epoca carolingia assumono una crescente importanza come punto di riferimento per l’organizzazione del territorio rurale. In località Folloniano a Marzana è attestata una Domus Regia come estensione della Curtis Regia di Verona. (844)

La valle doveva essere punteggiata di massaricie e colonice  e il territorio doveva essere frazionato in piccoli poderi.
Sappiamo dell’esistenza di alcune chiese prima del X°secolo: San Martino a Fusina di Grezzana (ante 939) e San Lorenzo di Sezano (855), San Donato di Maroni, San Cassiano presso Quinto (ante 931).Una chiesetta dedicata a S. Cristina è attestata più tardi(1084).
La Pieve di Grezzana risale invece al V° secolo ed era dedicata a Maria (devozione mariana dal Concilio di Efeso e Calcedonia).
Dell’ XI° secolo sono le Chiese di San Venerio in loc. Preara sopra Ponte Florio, San Micheletto di Taveiana a Grezzana, San Fenzo o Fidenzio.

LE CURTIS CAROLINGE
A differenza di altre zone vicine  in Valpantena non c’è una forte  diffusione del sistema curtense esteso (anche per le modeste estensioni territoriali.) Tuttavia è attestata l’esistenza di alcune curtis.
L’azienda agraria, ripartita in mansi (poderi) con rilevante presenza degli incolti per il foraggio, presupponeva un forte controllo del proprietario sul lavoro dei dipendenti i quali dovevano prestare giornate di lavoro sul dominico (territorio del signore).

Alcune curtis nella valle, appartenenti a  vescovi:
·      Audone che nell’860 dona una curticella  di Sezano al Monastero dei Benedettini di S. Maria in Organo
·      Notkerio che possiede una curtis dominicata a Marzana nel 921
·       L’Episcopio che possiede la piccola corte  a Clocego
·      il Vescovo Raterio che possiede la curticella a Paltegnago nel 967
·      la Chiesa cittadina di S. Procolo a Cuzzano (registrata però come locus ubi dicitur Cuscianus)

Agli inizi del X° secolo oltre al fisco regio, possedevano terre in Valpantena anche il Conte Anselmo e il Vassallo Regio Guntari; un po’ più tardi il conte Milone, homines vicentinos e il Monastero di S. Pietro di Mantova nell’844.
Anche l’Arcidiacono Pacifico nell’844 e il Diacono Dagiberto nel 931 erano proprietari di terre in Valpantena.
Le colline sono menzionate negli atti di stipula, sia come colto che incolto e boschivo. Spesso è citata  la Silva Foroiuliana (la Frizzolana di Bosco) e la Silva de Alferia (Cerro).

I CASTELLI DEL X° SECOLO

Intorno all’anno mille si inserisce il processo di “incastellamento” che coinvolge tutta l’Italia centro-settentrionale.
I castelli della Valpantena, più che come sistema difensivo contro la calata degli Ungari è da riconoscere come segnale forte della presenza delle Signorie Ecclesiastiche per il controllo del territorio, degli uomini,degli animali, della produzione.
Il castello, delle cui strutture erano responsabili gli abitanti dei vici che dovevano provvedere a rifare mura o parti fatiscenti, ospitava piccole capanne o canipe per riporre i beni.
L’amministrazione della giustizia spettava agli enti ecclesiastici che con Diploma imperiale potevano esercitare i diritti pubblici e quindi riscuotere le tasse.


·      Castello di Poiano  Esisteva precedentemente al 968. E’ ricordato da Raterio.
·      Castello d Marzana.  Citato nel testamento del Vescovo Notkerio nel 921. Si potrebbe vedere una continuità storica: da insediamento romano, a villa fortificata di un certo Marciano, attivo nelle guerre gotico-bizantine, a castello altomedievale. La fonte di Marzana è menzionata nel 940.
·      Il Castello di Grezzana dallo stesso testamento di Notkerio
·      Castello di Montorio Il Varanini indica nel 905 la prima attestazione del Castello. Nel 926 si conferma l’esistenza di un castello in un atto di permuta.
·      Castello di Romagnano - 967 abitato dagli Arimanni, (uomini liberi)
·      Castello di Azzago - 988

Ottone II nel 983 conferma i diritti degli enti ecclesiastici sui primi tre castelli.  Ottone III conferma i diritti sul Castello di Montorio
Enrico II conferma al Capitolo della Cattedrale i tre castelli e menziona anche un
castello di Arbetum (sopra Lugo) 1084

Nel 1125 Poiano Marzana Grezzana Cologne Lugo e Alcenago saranno infeudati ai Turrisendi.
A Cologne , ai covoli di Falasco permangono i resti di una fortificazione che apparteneva ai Turrisendi, da dove era possibile un controllo capillare degli spostamenti sul  territorio verso gli alpeggi dei  monti del Luxino .
Nel 1135/36 si costituì in Verona il Comune che incoraggiò i contadini a liberarsi dai legami giuridici ed economici che li tenevano soggiogati ai signori.

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