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martedì 14 giugno 2011

DIGNITOSA POVERTA', SOFFERENZE E ALTRE STORIE


Matrimonio a Grezzana anni Sessanta
Foto Archivio CiVivi
 Mia nonna aveva un vitino di vespa. Mio nonno era sempre serio. Aveva due figli maschi, uno è sempre stato nascosto perché non voleva andare in guerra e l’altro è morto a Cortina D’Ampezzo, sotto una valanga.

Quello nascosto ha preso la spagnola e è dovuto uscire dal nascondiglio ed è morto di notte, senza che nessuno avvisasse la famiglia.
Mia nonna aveva la pensione di guerra e diceva sempre che anche se la pensione era misera non voleva aiuti “perché lei era mantenuta dai suoi figli.”
C’era la corriera,  forse della Brec e c’erano le tranvie. La mia nonna quando l’ha ciapà quel colpo lì, del figlio morto di spagnola, si è dimenticata di avere il biglietto della corriera ed è venuta su a piedi da Verona recitando il rosario.


Melania, mia mamma è nata nell’ottantotto. Un nome strano, mi ho pensà che gh’era sta l’apparizione a Melania e Massimino a la Salette nel 1846, in Francia e che si chiamasse così per quello.
Io abitavo in Via Fossà. Il secondo vicolo a sinistra. L’era una casa di corte.

Il ponte Cagarela, lo racconta anche Eugenio Turri nel suo libro, l’era un ponte piccolo, sulla Canossa che vien dal Vaio Paradiso, a nord del ponte Vecchio. L’era de legno.
Quando una la contava ‘na storia che sembrava una storia non vera ghe disevimo :
“Ma va … va sotto el ponte cagarela a magnar le paste!”
Eh. no gh’era mia el bagno ne le case e i andava soto el ponte a comodarse.

Io avevo una corticella  e un posticino riservato però si andava al cesso con l’ombrello. Poi i miei fratelli  i g’à fatto la tettoia.

Raccontato da Antonia Ceschi, Grezzana 1924

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