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martedì 14 giugno 2011

INTERVISTA DI UN ALUNNO DELLE SCUOLE CAPERLE A MOSCONI MARIANO NATO A NOVAGLIE 1932

Ricordo che prendevo il tram per lavoro. Partivo da Quinto, dal Municipio e arrivavo a Porta Vescovo, il capolinea. Il tram partiva da Verona, passava da S. Pio X, dal Sasso (contrada dietro a supermercato Famila), Poiano, Clocego, Quinto, Marzana fino ad arrivare a Grezzana dove si fermava e si prendeva la corriera (per proseguire verso i Lessini - Ndr.).
A Quinto c’era uno scalo merci. C’era una corsa all’ora (30 minuti di andata e 30 minuti di ritorno).
Le carrozze erano di legno, anche gli interni (i sedili), la motrice veniva chiamata locu. Oltre al biglietto esisteva un abbonamento annuale.
Le strade non erano asfaltate.
Si prendeva il tram per lavoro. In pochi avevano la macchina, li contavi sulle dita di una mano. La prima volta che l’ho preso ero piccolo, non ricordo molto.
Se non si prendeva il tram si poteva prendere la corriera ma non era bella. […]
Ricordo che il centro del paese si chiamava Brollo, erano tante campagne, una distesa!
Non c’erano molte case: le principali erano Via Valpantena, contrada Avesani, Chiesa e Lumialto.
Non si raggiungevano i mille abitanti, anche se le famiglie erano molto numerose.

Del tram ricordo …:
Che un giorno a Poiano era successo un fatto molto spiacevole: spesso i tram avevano le carrozze piene, perciò ci si attaccava esternamente; ma un giorno un camion andò addosso al tram e le persone rimasero schiacciate. Ci furono decine di morti.

Che aspettative avevano i giovani della Valpantena nei confronti della città?
Alcuni volevano studiare nelle scuole ma erano pochi ad ottenere il diploma della scuola superiore; altri dovevano andare a lavorare nei campi con i loro padri.

Che paure avevano i giovani nei confronti della città?
Non avevano esigenze, non c’era ancora il ciclomotore ma alcuni volevano ottenere il patentino per le Lambrette.
Contatti coi cittadini?
Ci si incontrava solo tra amici o coetanei per giocare a bocce, a calcio o a carte.
[…]
Non percepivamo all’inizio nessuna diversità tra noi e i cittadini ma verso gli anni Sessanta sono arrivate persone che ci causavano diversità per il fatto di non conoscerli.

Giovani di Quinto in gita anni Quaranta circa
Foto Famiglia Venturi

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