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martedì 28 giugno 2011

Intervista a Rosanna Grazioli di anni 72

PROGETTO :    DAI NINA CHE NEMO A VERONA...

Cosa ricordate del tram? Com’ era fatto? Le fermate, il biglietto, il tram-merci, i tramvieri…
Andava sulle rotaie e sopra al tetto aveva dei grossi fili elettrici attaccati ad un filo elettrico e faceva scorrere il trenino. Sul tram c’era un bigliettaio che quando si saliva si prendeva il biglietto, che costava 20 lire. I tramvieri erano come gli autisti di oggi.
Siete andati in tram? Per quale ragione? Raccontate la prima volta.
Sì, quando dovevo andare in centro, perché abitavo in periferia di Verona, in Borgo Milano, lì non  c’ era il tram, ma si doveva andare fino a San Zeno. La prima volta che ci sono andata mi sono divertita “un mondo e mezzo”, perché prima andavo in bici con il papà.
Se non avete mai preso il tram con cosa vi spostavate? Qual era la meta? Per  quale motivo?
Prima di andare in tram andavo in bici. Andavo in centro, o a fare spese, al cimitero, andare a vedere le opere in Arena e anche alle giostre, che erano dove adesso c’è il Ministero del tesoro.
Vi ricordate qualche episodio legato al tram?
No.
Che aspettative avevano i giovani della Valpantena nei confronti della città? Che timori avevano i giovani della Valpantena nei confronti della città?
Io non stavo in Valpantena, ma in Borgo Milano, quindi non saprei.
Avevate contatti con i cittadini?
Sì, avevo lo zio e la zia che abitavano in Piazza delle Erbe, vicino alla Camera di Commercio , e quando andavo là mi sembrava di essere una gran signora.
In Centro mi piaceva vedere i Carabinieri con il cappello piumato che andavano a cavallo, perché in periferia giravano molto di rado.
C’erano “cittadini” che si erano stabiliti occasionalmente o stabilmente in Valpantena?
Non so, ai miei tempi in Valpantena c’erano gli abitanti e i nobili, che venivano a fare le vacanze  estive nelle loro ville.
Diversità tra voi e i cittadini?
Sì, ad esempio i cittadini (del centro) parlavano in italiano e noi in dialetto, per questo ci prendevamo in giro: noi li chiamavamo “damerini” , e loro ci chiamavano “campagnoli” o “contadini”.
I “damerini” non avevano mai visto né galline, né pulcini, né anatre, e in compenso neanche uova.

Arianna P.  cl  V  “P: Caliari”  Santa Maria In Stelle

Quinto. Bambino con la gallina nella caponàra.
La gabbia serviva per portare i polli al mercato o per isolare la chioccia.
Archivio CiVivi

1 commento:

  1. Non è una "caponara" bensì un "corgo". Chiedo scusa dell'mprecisione linguistica.
    Dal Rigobello, Lessico dei dialetti del territorio veronese, "corgo" o "corba" o "corgal" o "sgorbo" ecc.: contenitore circolare per il trasporto di fogliame o altro materiale leggero ma anche per il trasporto di piccoli animali. Marisa

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