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mercoledì 29 giugno 2011

Intervista a Vittoria Vicentini, 85 anni, nata e vissuta a Quinto fino al 1953.

DAI NINA CHE NEMO A VERONA…
Intervista a Vittoria Vicentini, 85 anni, nata e vissuta a Quinto fino al 1953.   Ora vive a S. Maria in Stelle.

1. Cosa ricordate del tram? Com’era fatto? Le fermate, il biglietto, il   
tram-merci, i tramvieri…
Il tram andava con l’elettricità su rotaie e prima di ogni fermata faceva suonare un fischio. La linea era P. Vescovo – Grezzana. Il biglietto si comprava nella biglietteria che c’era ad ogni fermata. Il tram-merci viaggiava nelle ore libere e trasportava pietre, legname, botti di vino, carbone… I tramvieri erano due: uno guidava e uno controllava.

2. Siete andati in tram? Per quale motivo? Raccontate la prima volta?
Si, per andare in città a lavorare; facevo la sarta in via Mazzini da Albasini. La prima volta da bambina con la mamma per andare alla chiesa di S. Teresa.

3-4. Se non andavate con il tram, come vi spostavate? Per quale ragione?
Quando non si prendeva il tram, per risparmiare, si andava a piedi o in bicicletta; in città c’erano tanti posteggi per biciclette a pagamento con il custode.

5. Vi ricordate qualche episodio legato al tram?
Quando tuo nonno Otello è tornato dalla prigionia in Germania  a piedi.
Fino a P. Vescovo, il tramviere ha chiesto a lui e al suo amico prigioniero, Albino Formenti, il biglietto. Ma quando hanno spiegato che stavano tornando dal Lager tutto il tram ha fatto festa.

6. Che aspettative avevano i giovani della Valpantena nei confronti della città?
I giovani, dopo la quinta elementare, o lavoravano i campi con i genitori o speravano di trovare un lavoro in città. Io ho iniziato a lavorare come “piccola” in una sartoria a undici anni.

7. Che timori avevano i giovani della Valpantena nei confronti della città?
I giovani erano abituati a vivere nel paese una vita tranquilla. Solo verso i diciotto/venti anni si faceva qualche uscita in città per vedere qualche spettacolo o allo stadio.

8. Avevate contatti occasionali o stabili con qualche “cittadino”?
Io avevo uno zio e una cugina che abitavano in centro. Li vedevo spesso.

9. C’erano “cittadini” che si erano trasferiti occasionalmente o stabilmente in Valpantena?
Durante la guerra è stata sfollata in casa mia una famiglia della città. Era la famiglia di don Rino Breoni; lui era un ragazzino di dodici anni.

10. Percepivate delle diversità tra voi e i “cittadini”? Quali?
Si, specialmente nel parlare. Noi parlavamo solo dialetto. Poi anche nel modo di vestire.



Giovani donne di Auinto in gita a Venezia.
Nonna Vittoria potrà riconoscere qualche amica o, e sarebbe uno scoop,
ritrovarsi in questo allegro gruppo di signore ...
Anni Quaranta
Archivio Civivi


Alunna Alice B., classe 5^,   scuola P. Caliari, Santa Maria In Stelle

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