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giovedì 16 giugno 2011

TOPONIMI CONTRADE STRADE E VIE

LA STRADA GRANDA
La strada granda era per la modesta mobilità di allora, l’alternativa alle strette, antiche stradelle  pedemontane, una delle quali, a ponente, già in epoca romana collegava il contado con l’urbe attraverso il basso valico poi chiamato di castel San Felice. 
Ha preso il nome di strada castellana perché in epoca medievale collegava i castelli sopra la città a quelli della Valpantena, di Poiano, Marzana, Grezzana.
L’altra pedemontana, ad oriente collegava la valle con la via Postumia a sud, nella grande pianura.
Nel medioevo era usata per raggiungere il mercato di San Michele di Campagna. Ora si usa come alternativa alla più trafficata Via  Valpantena.
A  lato della strada granda, dal 1922, c’erano le rotaie del tram della Saer, società per l’autotrasporto pubblico, di emanazione della grande Breda di Milano.
Il piccolo treno su rotaia, el tramvai, grande conquista sociale della città e delle sue periferie, andava a sostituire carretti, calessi e, quello che dalle nostre parti si chiamava el caval de San Francesco, cioè l’uso abituale delle gambe.
- Gambe in spala e trotta - si diceva a quei tempi.
Anzi trota perchè le doppie, per noi veneti, non sono affatto importanti.

La strada era costeggiata da alti cespugli di rovi e di biancospini, prodighi di fioriture primaverili. Radi alberi, alcuni centenari, consentivano ai carrettieri e ai pedoni una refrigerante sosta all’ombra, durante i trasferimenti estivi da e per la città.

C’erano, ai margini della strada granda, anche radi quanto opachi lampioni notturni, sempre visitati da cerchi di falene. Erano sostenuti da un palo di legno, col filo isolato dalle chicare di porcellana e con la lampadina protetta da un arrugginito piatto de banda. El piato oscillava pericolosamente nei giorni di vento, creando di notte ombre inquietanti sui muri delle case e sulla strada.

La strada granda aveva cucito tra loro piccoli gruppi di case disperse, casali e cascine, ricalcando un vecchio e più labile tracciato, conferendo senso ed ordine al centro valle, riorganizzandone la casualità.
Una strada senza un suo particolare carattere, non bella ne speciale; senza un nome preciso se non quello funzionale a indicarne la diversità rispetto ai viottoli minori, alle stradelle e alle scavesàgne (sentieri campestri).
Ecco, potrei annotare un particolare curioso, una sola piccola differenziazione toponomastica …

Là, dove la stradella della chiesa parrocchiale incontrava la strada granda, la prima chiusa come le altre tra le mura di sasso del brolo principale (un fondo chiuso), l’incrocio prendeva il nome di Strà, semplicemente Strà e basta.
Dal dopoguerra la strada granda, da Poiano in poi, per una lunghezza di cinque, sei chilometri, si chiama Via Valpantena, con una ovvietà che rispecchia però l’importanza del tracciato come nuova via preferenziale da e per Verona.

La Strada granda negli anni Cinquanta
L'oficina del Zopi, la botega del Balan, e in fondo la botega dei Alegri
Cartoline Archivio CiViVi
Nel tempo, alla Strà de Quinto (ma c'era anche la Strà de Marzana!), avevano aperto: l’officina del bandar del Zopi (il fabbro), la bottega del scarpolin, la botega dei Alegri, l’ostarìa della Maria latàra, col zugo de le boce e la television.
Di fronte agli Allegri c’era la pesa e l’ufficio del Dazio (o dassio) con i dassiai che a metà mattina entravano a bottega per farsi fare un panetin col sgombro e le seolette e, con il panino ancora gocciolante di olio, avvolto nella carta gialla e porosa, se ne andavano dalla Maria latàra a completare la colazione col goto de vin.


La scola comunale ( secondo edificio a destra nella foto)
 Anni Cinquanta
Cartoline Archivio CiViVi

I nuclei originari dei piccoli paesi della Valpantena, sono pedemontani e ben esposti a sud, al riparo dei conoidi formatisi nei millenni dai depositi lasciati dagli innumerevoli torrentelli che scendevano dai vaj.
M.V.

continua -



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