Intervistato da Luca B. della classe II D Scuola Caperle (e da Emma v. post precedenti)
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Ho preso poche volte il tram perché abitavo dall’altro lato della valle. In bicicletta facevamo gli spostamenti giornalieri, in paese ci si spostava a piedi.
Quotidianamente andavamo a lavorare e occasionalmente in stazione a prendere il treno che portava al Santuario della Madonna della Corona.
Nel nostro paese c’erano poche case, le strade non erano asfaltate, non c’erano automobili e le persone normali avevano un carretto trainato da un asino; i ricchi invece avevano carrozze trainate da cavalli.
Esisteva anche una carrozza grande, trainata da un cavallo che trasportava a pagamento quelli che non avevano mezzi propri.
Nessuno aveva l’acqua in casa e tutti andavano a prenderla alla fontana con i secchi e non c’era neppure il bagno in casa ma c’era un gabinetto nel cortile o sopra il letamaio. Nessuno aveva il riscaldamento in casa ma si usava il camino e qualche ricco la stufa a legna o a carbone.
Il tram lo prendevamo pochissime volte. Per i giovani della Valpantena la città era soprattutto un posto dove trovare lavoro e molto raramente per andare a divertirsi, per esempio al cinema.
Era un problema non avere vestiti adeguati per andare a passeggio.
Avevamo qualche amico cittadino tra i compagni di lavoro.
I cittadini benestanti avevano la seconda casa in campagna per passarci l’estate. Qualcuno invece, meno ricco, veniva in campagna per risparmiare sull’affitto. […].
Il nonno ricorda che tra i ricchi della zona c’era il conte Murari Bra che era l’unico ad avere la macchina. Era una Lancia e il nonno, affascinato per la sua bellezza fece un caretin a sfera con la scritta “Lancia”.
Tra città e campagna la differenza era la mancanza di tanti servizi.
da Internet |
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