(manca la data di nascita anche se dal racconto si deduce che è nata in Lessinia; manca il nome dell’intervistatore))
Quando ero giovane mi ricordo che prendevo il tram per andare in città la domenica: infatti quello era l’unico giorno che si poteva andare perché gli altri giorni si lavorava.
Mi ricordo che il tram andava da Grezzana a Porta Vescovo, era un servizio pubblico e ci permetteva di raggiungere la città. Il tram aveva due carrozze ed era attaccato ai fili.
Mi ricordo che in età di guerra, quando anche Quinto fu bombardato, si bloccavano i tram e andavamo a rifugiarci nelle case.
Noi giovani della Valpantena andavamo in città perché lì c’erano i musei, i cinema, i teatri e ci si riuniva tutti quanti per divertirsi un po’.
I giovani non avevano timori nei confronti della città perché non è come ora che nessuno ha più rispetto per i monumenti, le piazze, le statue … al contrario: cercavamo di tenerla più in ordine e più pulita possibile.
Mi ricordo che avevo le mie zie che abitavano in città e avevamo molti contatti con loro.
Io quando ero piccola non abitavo ancora in Valpantena ma in Lessinia e quando all’età di circa vent’anni mi trasferii a Quinto, il paese era composto di ottanta famiglie; ci si conosceva, ci si salutava, si cantava tutti insieme alla sera e il punto di incontro era la chiesa. Il paese era molto più unito di adesso.
Molto spesso arrivava qualche famiglia nuova dalla città perché Quinto è comunque un paese appena fuori dalla periferia ed è e un posto anche più tranquillo della città. Queste nuove famiglie entravano subito a far parte della comunità, senza alcuna diversità.
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