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venerdì 3 febbraio 2012

CANDELE BENEDETTE e LITANIE

I fulmini facevano paura perchè il lavoro del mezzadro e del contadino costringeva all'aperto tutto il santo giorno; poteva capitare un temporale e c'era chi ci aveva rimesso "la menega" per colpa del fulmine.
Le donne di casa, come abbiamo raccontato nel post precedente, al sentore dei primi tuoni scrutavano il cielo e se era il caso accendevano le candele sacre e bruciavano rametti di ulivo benedetto.

Dall'intervista alla Signora Annarosa Berton Lista di Poiano

In biglietteria del Lista a Poiano: Una volta è passato un fulmine dalla biglietteria ed è andato a scaricarsi con grande fragore sulle rotaie del tram. Si è rotto l’impianto elettrico della biglietteria e … un botto!!! Si è spento tutto. Uno spavento.

Dal racconto di Tina Allegri di Quinto

I fulmini una volta facevano più paura. Arrivava la sitta (saetta) e dopo te aspettavi el ton. Le sitte mi sembravano "più grandi" di adesso. Saltava la luce e restavi al buio, a volte per ore. Mi ricordo quella volta che  la buteleta  è caduta in bottega e si è ferita con un chiodo. C'era tanto sangue e lei era piccola ... Al buio non si vedeva bene, la candela faceva poca luce e la bambina piangeva.
Che spavento!
La Barbarina, mia suocera, recitava la litania: "Santa Barbara e San Simon protegete da le site e dal ton". 

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